Ieri ad Ostuni la Cia ha svolto un’assemblea intercomunale a cui hanno partecipato anche delegati nazionali e regionali.
«Ci sono centinaia di chilometri di strade pubbliche, nelle aree colpite dalla malattia, dove non è stato mai fatto il monitoraggio, ne tanto meno sono state eseguite le “buone pratiche”: amministrazioni ed enti devono attivarsi in fretta su questo fronte».
Stoppare ogni ulteriore avanzata del batterio killer degli ulivi. Frenare la minaccia continua. Ieri da Ostuni è partito un nuovo appello da parte della Cia: agricoltori in campo per chiedere a regione Puglia, ministero delle politiche agricole e Unione Europea tempi certi per dare risposte, non solo in campo della ricerca sul contenimento della xylella fastidiosa, ma anche sulle attività di monitoraggio e sulle procedure del reimpianto degli ulivi resistenti al patogeno. Mentre nel nord brindisino si attende il via libera per l’abbattimento degli alberi infetti, tra cui quelli scoperti il 25 settembre scorso e nelle rilevazioni successive, le associazioni di categoria confermano il timore per quello che potrà essere il futuro delle loro aziende.
Ieri ad Ostuni la Cia ha svolto un’assemblea intercomunale a cui hanno partecipato anche delegati nazionali e regionali. Presenti Anna Rufolo responsabile Politiche di settore olivicolo della Cia nazionale e Giannnicola D’Amico vicepresidente pugliese della stessa organizzazione. «Occorre subito una strategia per definire quale sarà il futuro delle aree colpite da Xyella. Basta perdere tempo: gli agricoltori non possono continuare ad avere aziende improduttive. In merito alla revoca del divieto del reimpianto crediamo che non sia la risoluzione al problema, ma una forma come un’altra per permettere alle imprese che non hanno più reddito di pianificare un minimo di futuro». Difficoltà che aumentano giorno dopo giorno. Così come il timore di una malattia che continua a colpire indistintamente le zone. Da tempo ha sconfinato la provincia di Brindisi puntando a Bari, colpendo nel frattempo la piana dei Millenari che dall’Alto Salento si spinge fino a Monopoli.
Sulle congiunture che hanno determinato questo avanzamento D’amico e Rufolo avanzano delle ipotesi. «I tempi della burocrazia e della giustizia hanno avuto una parte importante di responsabilità in questa vicenda: un esempio tra tutti è il caso del Tar si è espresso dopo due anni esatti dal primo ricorso, presentato dai proprietari dei terreni di Oria. Dopo due anni lo stesso tribunale ha detto che il ricorso non poteva essere accolto e che quindi andavano messe in atto le misure di contenimento previste del piano Silletti». Intervento dei giudici considerato tardivo, e che –secondo i rappresentanti della Cia- apre ad alcune valutazioni. «Se il piano Silletti non fosse stato bloccato il batterio avrebbe raggiunto tutti i territori che ha toccato fino adesso o si sarebbe potuto fermare prima? E’ questa è la domanda che dovrebbero porsi un po’ tutti quanti». Nel corso dell’assemblea di ieri poi è stato illustrato agli agricoltori presenti il progetto europeo di ricerca “Xf-actors” di cui Anna Rufolo è la referente per la Cia.
«In merito alla xyllella fastidiosa c’è ancora tanto da capire. Penso che ci sia stata tanta impreparazione nell’affrontare questa emergenza. Non si era preparati ad affrontare un rischio così grosso. Si è fatta fatica all’inizio a rispondere in maniera efficace alla malattia. Gli ambiti che stiamo approfondendo, ora, con questo progetto riguardano –dichiara Anna Rufolo- la conoscenza del batterio, quella del vettore, alla diffusione della malattia, e sulle forme di resistenza nell’ambito del patrimonio vegetale. Siamo consapevoli che la malattia non può essere curata, ma lavoriamo sulle strategie di attenuazione degli effetti e sulla prevenzione. La Xyella,ormai, è diventata un problema globale, presente in Francia e Spagna, dalle Baleari alla Costa azzurra: un batterio estremamente pericoloso che attacca non solo l’olivo».