Regia di Fausto Brizzi. Un film con Claudio Bisio, Sergio Rubini, Dino Abbrescia, Lorena Cacciatore, Luca Carboni. Commedia drammatica – Italia, 2019, durata 100 minuti. Uscita cinema giovedì 17 ottobre 2019 distribuito da Medusa.
Diego è un avvocato di successo che soffre di una forte depressione. Dopo un tentativo di suicidio non riuscito scopre che lungo il percorso che compiva quotidianamente per andare allo studio legale c’è un negozio che si chiama Chiacchiere. Qui fa la conoscenza del proprietario, Massimiliano e, chiacchierando con lui, pensa di aver trovato la soluzione ai suoi problemi psicologici: fare del bene alle persone a lui più care. La madre, il padre, sua figlia, suo fratello, l’ex moglie e una coppia di amici diventeranno i suoi ‘beneficati’.
George Bernard Shaw diceva: “Non fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te, i loro gusti potrebbero essere diversi.” Il Diego di Brizzi, partendo da sé e dal proprio bisogno di amore e di attenzioni, è convinto di saper comprendere le esigenze degli altri ma rischia di eccedere nel volerli compiacere.
L’atteggiamento di Diego stava al centro del libro scritto da Fausto Brizzi ed edito nel 2015. Il suo stile, definito in una recensione qualificata come avente ‘un tono alla Nick Hornby’, ha fatto sì che i diritti fossero venduti all’estero. Nel passaggio dalla pagina allo schermo qualcosa però finisce con lo stridere. Si ha come l’impressione che proprio perché questo è il film che voleva fare da tanto tempo (come da sua dichiarazione) finisca con l’essere stato così a lungo in gestazione da avere in parte perso di mordente.
Brizzi ha l’abilità di mettere insieme un cast in cui tutti si ritrovano perfettamente in parte. Ad iniziare da Bisio che da subito, sguardo in macchina, si rivolge allo spettatore come se fosse un amico a cui confidare le proprie ambasce confermandosi come il protagonista giusto per il ruolo, capace com’è di passare dal più profondo imbarazzo alla spavalderia gioiosa di chi è convinto di star facendo la cosa giusta.
In questa commedia drammatica però le cose funzionano fino a quando lo spettatore viene condotto per mano da Diego in questa ‘opera buona’ non richiesta da chi ne è oggetto. Arriva però il momento in cui l’operazione ha ottenuto i suoi, non proprio positivi, esiti e si procede oltre. Si va cioè a mettere in scena la morale della favola che, se sulla pagina scritta può avere una sua motivazione, sullo schermo assume dei toni didascalici e un po’ forzati. Intendiamoci: molti possono ritrovarsi in situazioni e personaggi di questa “comedie dramatique”, come chiamano in Francia il genere, ma la loro verosimiglianza finisce con lo scontrarsi con un senso di artificio che ne vanifica in parte le possibilità di identificazione da parte di chi guarda.
Da mymovies.it