Il mondo digitale è una gran cosa, ci ha permesso di avere tante opportunità che prima nemmeno riuscivamo ad immaginare. Tuttavia, comporta anche rischi, soprattutto sulla tutela dei dati personale e per questo, due anni fa, è divenuto operativo il Gdpr, regolamento europeo 2016/679.

Qualche giorno fa il Garante della Privacy, Antonello Soro, ha presentato la sua consueta relazione annuale sullo stato dell’arte della tutela dei dati personali in Italia. E’ emersa, ancora più forte, la necessità di assicurare un corretto trattamento dei dati – in particolare quelli sulla salute – e il rispetto dei diritti delle persone. L’Autorità ha fornito pareri e indicato misure di garanzia riguardo alla app “Immuni”; all’effettuazione dei test sierologici; alla raccolta dei dati sanitari di dipendenti e clienti; alla ricetta elettronica; alla sperimentazione clinica e alla ricerca medica; all’attivazione dei sistemi di didattica a distanza; al processo penale e amministrativo da remoto.

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Il 2019 ha peraltro rappresentato per l’Autorità un anno particolarmente impegnativo ai fini del progressivo adeguamento al Regolamento Ue da parte dei soggetti pubblici e privati per i quali sono oggi previste nuove responsabilità. Per fare un esempio, si è registrata una sanzione da un 1 milione di euro per Facebook per le violazioni emerse nell’ambito dell’istruttoria relativa al celeberrimo caso di Cambridge Analityca. Molto poco, nulla per Zuckerberg, ma almeno un segnale.

Certo, il web sarà la chiave per la ripresa dell’economia (leggi qui un altro mio articolo) ma questo non vuol dire dimenticarsi dei diritti delle persone. Si, perché nel mondo digitale esistono ancora i diritti ed il trattamento dei dati personali risponde a questa domanda, più che legittima, e non si riferisce solo a questioni per così dire “funzionali”.

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Tutti noi, scorrendo la bacheca di Facebook o effettuando un acquisto su Amazon e similari, siamo utenti almeno una volta al giorno. Di conseguenza, ad ognuno di noi piace pensare che la nostra privacy sia tutelata. Allora perché comportarsi diversamente quando assumiamo il ruolo di titolari del trattamento dei dati? Imprese, studi professionali, associazioni, partiti politici (visto che siamo in tempi di elezioni) hanno il dovere di trattare correttamente i dati delle persone che decidano di accordare loro il proprio consenso.

Si diceva della ripresa economica, essendo inevitabilmente legata a campagne di promozione e comunicazione da parte di partite Iva in genere, è bene indirizzarla sulla giusta via fatta di correttezza e trasparenza. Ad esempio, spammare non è la risposta corretta (nemmeno dal punto di vista del marketing). Occorre richiedere il consenso alle persone finalizzato all’invio di comunicazioni commerciali. Senza di esso si rischiano pesanti sanzioni.

Per concludere, il mondo digitale non è il Far West, come qualcuno vorrebbe far passare per autotutela del suo Ancien Régime, ma uno spazio ricco di opportunità. Certamente anche di pericoli e di rischi ma, tutto sommato, uno strumento fondamentale per l’economia, soprattutto del Sud.

Gennaro Del Core

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