Quattro chiacchiere con Paola Ricci, diplomata alla scuola ALMA

Paola Ricci 2
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La ventunenne cegliese, con in tasca un diploma Alma, sogna di aprire un’attività tutta sua e ha una costante irrinunciabile nella propria vita: la famiglia.

Di Mariagrazia Bruno.

Dietro a due grandi occhialoni colorati si nasconde Paola Ricci, ragazza sensibile ed emotiva, a volte permalosa, ma che ha come biglietto da visita un grande sorriso che fa trasparire tutta la sua allegria.
E’ molto sicura di sé, con una grande dose di ostinazione, tipica dei vent’anni. Figlia e nipote di mastri orafi e con un’attività di famiglia ben avviata, Paola si è messa in gioco investendo e rischiando per il suo futuro inseguendo la passione per la cucina.
Ha solamente 21 anni, ma ha già in tasca un diploma alberghiero, un diploma in tecniche base di cucina conseguite presso la Med Cooking School di Ceglie Messapica e un diploma presso la Scuola superiore di cucina a Colorno.
Non male per la sua giovane età considerando soprattutto le esperienze maturate presso i ristoranti “Al fornello da Ricci” a Ceglie Messapica, “Acquasale” di Ostuni e “FM” di Faenza, fino all’assunzione presso il “Bioesserì” di Milano.

Quando nasce la tua passione per la cucina?
La mia passione per la cucina nasce all’età di circa nove/dieci anni. Ammirando mia madre nella preparazione del pranzo per tutta la famiglia, è nato in me il desiderio di iniziare a pasticciare in cucina, con mio padre attento “vigile” seduto, però, in poltrona. Tra le raccomandazioni di mia madre, tipo: “non bruciarti! Non lasciare i piatti sporchi nel lavandino! (anche se puntualmente si ritrovava nel lavello il delirio più totale) ho iniziato a preparare muffin, ciambelloni, torte di ogni tipo, mini ciambelle e krapfen. Mi dilettavo, insomma, a preparare sfiziosità per qualsiasi occasione mi si presentasse. Con il passare degli anni però, non mi è bastata la “pasticceria” e ho iniziato a scoprire altri lati della cucina”.

Come hanno accolto nella tua famiglia questa tua scelta?
La mia famiglia, fortunatamente, mi ha sempre sostenuta. Da quando cucinavo in casa, per divertimento a quando nel 2011 ho comunicato la scelta di frequentare l’istituto alberghiero. Non hanno minimamente obiettato, anzi, hanno sempre pensato che dovessi fare quello che mi diceva il cuore”.

paola ricci

Dopo il diploma all’istituto alberghiero, è arrivata la scelta di frequentare la MED e il Corso Superiore di Cucina. Com’è a 19 anni vivere lontano da casa?
Dopo il diploma ero convinta che il mio istituto non mi avesse dato abbastanza, che le basi teoriche e pratiche non sarebbero state sufficienti per affrontare il mondo del lavoro e così ho deciso di iscrivermi al Corso Tecniche di Base della Med Cooking School, proprio nel mio bel paesino, a pochi metri da casa mia.
Dopo il diploma alla MED ho deciso di fare un altro passo importante iscrivendomi al Corso Superiore di Cucina Italiana, questa volta a Colorno, a ben 863 km di distanza. Prima della partenza ero felicissima, finalmente, mi si presentava la possibilità di “evadere” dalla solita routine e di concentrarmi sulla cucina. Non facevo altro che ripetere “ma quando parto? Non ce la faccio più qui”, invece dopo nemmeno due mesi la nostalgia era moltissima e non vedevo l’ora di ritornare a casa durante la pausa estiva. A Colorno malinconia e nostalgia si sono alternate, Insomma, c’erano giorni in cui non avevo voglia di parlare con nessuno; è stato davvero duro stare lontana dalla mia famiglia e dagli amici più cari”.

Non solo studio in questi anni, ma anche la pratica. Com’è stato per te lavorare a contatto con altri chef e soprattutto farlo a ritmi serrati?
“Durante il mio percorso, sono sincera, non ho avuto moltissime occasioni per lavorare a stretto contatto con altri cuochi, ma quando l’ho fatto lo stress e la velocità avevano un livello elevato. Non è comunque mai mancata l’adrenalina, l’ascolto reciproco, l’impegno, l’attenzione, il sudore, lo stress ma allo stesso tempo non sono mancate soddisfazioni e riconoscimenti”.

In tutti questi anni avrai cucinato tantissimi piatti, ma qual è quello che senti tuo?
Un piatto che sento mio e che porterò sempre nel cuore è quello che ho preparato per il mio esame finale di ALMA: “Cappelletti ripieni di ricotta e squacquerone con brodo di carciofi e polpettine di salsiccia faentina”. Insomma, per omaggiare la zona in cui ho svolto il mio stage incentrato il mio piatto su un formato di pasta tipico della Romagna”.

Non solo cibo. La cucina è fatta anche di persone che vivono in simbiosi. Qual è il tuo posto del cuore?
Il luogo che sicuramente porterò nel cuore è il Ristorante FM a Faenza, dello Chef Fabrizio Mantovani. In questo ristorante ho avuto il piacere di svolgere il mio stage ALMA che è durato 5 mesi. Nel tempo trascorso a Faenza ho stretto un rapporto fantastico con i miei colleghi Gianmaria, Filippo e Mattia che mi hanno aiutata e supportata in qualsiasi occasione”.

Chi è Paola oltre ad essere una chef?
Sono una ragazza molto semplice, socievole e aperta a qualsiasi proposta. Ho sempre il

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sorriso stampato sul viso, cerco sempre di ridere e far ridere gli altri. Ho frequentato un corso di balli caraibici per due anni, e ho anche gareggiato. Amo la musica in quasi tutte le sue forme, mi trasmette troppa positività; appena per strada sento una canzone che mi piace, me ne infischio della gente e inizio a ballare come una stupida. La mia passione più grande però rimane lo stare in famiglia, non lo sostituirei mai con nessun’altra cosa al mondo. La gioia del passare il tempo tutti insieme è una cosa a cui non si può rinunciare”.

Come ti immagini tra 10 anni?
Tra circa dieci anni sicuramente vedo Paola con una bella famiglia, con un lavoro stabile in qualche ristorante stellato, o perché non in una mia piccola attività di ristorazione, e con tantissima serenità, grazie anche alla presenza fissa della mia famiglia e degli amici di sempre”.

Ad Maiora Paola!